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WE HAVE BAND - Whb

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Messaggio Da Artinside Lun 28 Nov 2011 - 13:25

http://www.ondarock.it/recensioni/2010_wehaveband.htm



WE HAVE BAND - Whb Whb_co10

WE HAVE BAND
Whb
(Naïve) 2010
synth-wave, disco-rock
di Marco Bercella

Il mettersi sulle tracce delle next big thing britanniche ha in gran parte perso la tediosità cui eravamo abituati. Se da un lato l'operazione rimane prevedibile e dai connotati assai riconoscibili (un paio di singoli, il Nme che pompa a più non posso, una serie di concerti e hype alle stelle quasi ancor prima di cominciare), dall'altro sono gli esiti, o se vogliamo i contenuti musicali, a portarci belle novità. A finire sotto i riflettori, infatti, non sono più le classiche rock'n roll band pescate nel pub sotto casa, ma proposte più articolate, che fluttuano nell'immensa galassia myspaceana in cerca di una label a cui affidare i propri talenti. E sappiamo bene quanto i media, in questi casi, possano dare una mano. Accade quindi che il trio inglese cada sotto l'occhio attento di Paul Lester, che cura la rubrica "New band of the day" sulle colonne del Guardian (questo due anni fa), e che dal quel momento si inneschi un meccanismo virtuoso che vede scendere in campo in rapida successione il New Musical Express, Dazed And Confused, la Naïve Records e il vero asso che permette al trio di fare scopa: mister Gareth Jones. Stiamo parlando dell'ingegnere responsabile del suono di dischi quali "Metamatic" di John Foxx, "Halber Mensch" degli Einstürzende Neubauten, nonché di quelli riconducibili alla stagione pop industriale dei Depeche Mode, "Construction Time Again" e "Some Great Reward" (ma, attenzione, anche "Black Celebration" e fra gli artisti recenti di quello degli Interpol di "Turn On The Bright Lights").

Se non fossimo in sede di recensione, scatterebbe la colorita espressione romanesca evocante gli attributi maschili, e invece vi diamo conto di un'operazione costruita a tavolino finché si vuole, ma chissenefrega se poi i risultati sono questi. Suoni dalla genesi analogica, secchi e spigolosi, synth iniettati di chitarre, drum machine rinforzate da batterie tradizionali, giri di basso preponderanti e corposi per una disco-rock a presa diretta: insomma, tutto il necessarie per muoversi come si deve senza perdere di vista l'ascolto. Così non sappiamo anticipare le dimensioni di un ipotetico successo, ma siamo certi che dei We Have Band ne sentiremo parlare.

Tutto funziona perché dopo un inizio in chiave melodica con "Piano" e soprattutto "Buffet", si attacca con i tiri sequenziali di "Divisive" che rimanda ai recenti zZz (amici dj, pensateci, giacché ci farete un figurone), poi con la disco di "Love, What You Doing?" e l'irresistibile loop coldwave di "Oh". E poi via con l'electro di "Hear It In The Cans", passaggi più d'ascolto ma assai efficaci ("Centrefolds & Empty Screens"), passando per il gioiello "You Came Out" (presa a metà strada fra il punk-funk à-la Rapture e le adorabili filastrocche degli Omd al debutto), e chiudendo col mezzo tributo a Vince Clarke di "Hero Knows".

Ce n'è per molti palati, insomma, ma col comune denominatore di pezzi che girano, e pure bene. Un solo appunto: non che quella black alla Tv On The Radio di Darren Bancroft sia disprezzabile, ma all'appello manca una voce riconoscibile come lo sono quelle di Glenn Gregory, di Phil Oakey, o ancor più di Dave Gahan. Sarebbe il marchio di fabbrica di un compendio di brani che, se proposto dai Depeche Mode, avrebbe fatto cadere il mondo, tanto per capirci. Ma è solo questo residuale motivo che condiziona il voto finale: meglio dunque interpretarlo per difetto.
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