Amplificatore Sansui AU117 e speakers B&W 703 s2 - provati insieme
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Amplificatore Sansui AU117 e speakers B&W 703 s2 - provati insieme
Buonasera a tutti.
Ho potuto collegare l’amplificatore Sansui AU117 agli speakers B&W 703 s2.
La premessa. Come tutti sanno il componente più costoso di un impianto audio è la casa. Nella mia quotidianità il Sansui pilota due speakers Cambridge Audio Sirocco S30, soprattutto per motivi di spazio. Certo potrei comprare diffusori più costosi e migliori, ma sempre bookshelf. Così ho colto l’occasione per ascoltare l’amplificatore pilotare un 3 vie.
Le condizioni. Per evitare di scombinare tutta la cavetteria di difficile accesso dell’impianto ospite, tutta musica è stata riprodotta da un lettore dvd Panasonic connesso con cavi dozzinali, così come i finali di potenza che altro non erano che filo rosso e nero (niente di hi-fi, insomma).
Il succo. L’ascolto mi ha davvero soddisfatto: finalmente ho avuto un riscontro diretto alle recensioni che elogiano l’AU117 nei forum. Bene gli alti, bene la definizione, molto bene bassi, molto bene la spazialità, molto bene la dinamica, ottimi medi, ottime timbriche. Mai affaticante anche alzando il volume, non indurisce e non appiattisce. (Parto dal presupposto che la qualità delle B&W sia notoria).
La pressione sonora che sviluppa con le 703 è sufficiente per una stanza di 5x4m anche per ascolti a buon volume.
Cosa ho ascoltato (in realtà abbiamo, insieme al mio ospite).
La scelta è stata fatta al momento seguendo i gusti musicali comuni, i brani che per entrambi avessero un significato di ascolto (perché ben conosciuti) tra i pochi CD disponibili perché il lettore Panasonic ne leggeva uno su dieci… Ma insomma, per farsi un’idea, mi è bastato.
Time Out (The Dave Brubeck Quartet): Blue Rondo à la Turk, Strange Meadow Lark, Take Five, Kathy’s Waltz. Piatti dove dovevano essere, pelli concretamente elastiche, strumenti nel posto giusto, contrabbasso presente con corda e legno, sax con timbrica corretta e tutte le sfumature dal soffiato al graffiato, pianoforte ben articolato con armoniche giuste, tempo perfetto.
Feel so good (Chuck Mangione): Feels So Good. Il flicorno ha il suo timbro speciale, sale e non stona, la chitarra è credibile, con il wha-wha appena smorto. Basso elettrico e batteria molto bene. Il tutto molto musicale, piacevole. Per il sax, vero quanto sopra.
Sinfonia n.9 (Beethoven – Karajan) Secondo movimento. Per prima cosa ammetto che qualche watt in più avrebbe giovato, ma un ascolto comunque ricco. Timbriche e dinamiche molto buone, dettagli mai uditi prima. Forse è stata la prova più dura, ma anche quella che mi ha reso più felice perché sono stato trascinato dalla musica dimenticando che stavo facendo un ascolto. Bellissimi i timpani, puliti e tonanti.
Disintegration (The Cure) Fascination Street. Il sibilo della sirena, il basso ossessivo e profondo, le chitarre che rimbalzano tra i mille delay insieme alla voce nella ricostruzione stratificata di una foresta di suoni. Se non ascoltato in buona qualità sembra così così, altrimenti racchiude i Cure. C’è tutto, appena un po’ confuso rispetto ad un ascolto fatto in cuffia (stesso ampli, cuffia AKG), ma molto più coinvolgente.
Pornography (The Cure) One Hundred Years. Se ascoltato come si deve, il primo brano sorprende per la decisione della chitarra sopra l’incalzare di batteria e basso e introduce nel ritmo industriale degli anni 80. È stato così.
Abba Gold: Greatest Hits (Abba) Take a chance on me, SOS, Gimme, gimme, gimme! In un altro contesto avrei ballato, ma mi sono limitato ad apprezzare la duttile vena compositiva degli Abba e le voci. Il Sansui ha brillato.
Yield (Pearl Jam) Given to Fly. Non sono un amante dei Pearl Jam, ma l’ascolto ha riportato la viva energia del brano.
London Calling (The Clash) London calling. Forse l’unico album punk che riesco ad ascoltare dall’inizio alla fine, mi ha sorpreso proprio nell’arcinoto attacco basso batteria. Me l’aspettavo e non mi avrebbe dovuto sorprendere: invece il dettaglio ritrovato delle pelli percosse che appaiono nella stanza m’ha proprio fatto sorridere. La voce (involontariamente?) low-fi di Strummer superlativa! Chitarre sguiate in stereofonia che si rincorrono. Ok, è così che deve essere.
The final cut (Pink Floyd) Il lato A del vinile per intenderci: The Post War Dream, Your Possible Pasts, One of the Few, The Hero's Return, The Gunner's Dream. La vera scoperta. Sono poco affezionato a questo album (forse guidato dal pregiudizio che sia più di Waters che dei Pink Floyd, forse per la tematica ormai ritrita). Piace molto al mio ospite, così mi sono messo in ascolto, più per testare l’ampli che per sentire la musica. Invece ho scoperto l’album per la prima volta proprio grazie alla grande qualità dei suoni che mi hanno guidato fino alla traccia 5. Ascoltato così è davvero bello. Ne è restituita l’intimità, la dinamica che, a tratti, apre alla storia universale mentre Waters canta delle sue storie. Prima, appiattito dalla poca spazialità e dalla scarsa dinamica ottenuta in altri ambienti d’ascolto, non me ne ero reso conto.
Posso definire questo ascolto un test? Dal punto di vista tecnico, no. Troppi compromessi, zero ascolti programmati, zero misure. Però proprio l’estemporaneità si è abbinata perfettamente all’energica freschezza che l’accoppiata ha saputo esprimere.
Se devo proprio spaccare il pelo nell’uovo, al Sansui manca la luccicanza sugli alti, per il resto evviva Sansui! Certo tornare tra le Sirocco è un po’ penalizzante, ma…
Conclusioni. Le casse e gli ambienti d’ascolto sono la base su cui costruire l’impianto, se mancano, l’ampli è sacrificato.
Buona musica a tutti.
Ho potuto collegare l’amplificatore Sansui AU117 agli speakers B&W 703 s2.
La premessa. Come tutti sanno il componente più costoso di un impianto audio è la casa. Nella mia quotidianità il Sansui pilota due speakers Cambridge Audio Sirocco S30, soprattutto per motivi di spazio. Certo potrei comprare diffusori più costosi e migliori, ma sempre bookshelf. Così ho colto l’occasione per ascoltare l’amplificatore pilotare un 3 vie.
Le condizioni. Per evitare di scombinare tutta la cavetteria di difficile accesso dell’impianto ospite, tutta musica è stata riprodotta da un lettore dvd Panasonic connesso con cavi dozzinali, così come i finali di potenza che altro non erano che filo rosso e nero (niente di hi-fi, insomma).
Il succo. L’ascolto mi ha davvero soddisfatto: finalmente ho avuto un riscontro diretto alle recensioni che elogiano l’AU117 nei forum. Bene gli alti, bene la definizione, molto bene bassi, molto bene la spazialità, molto bene la dinamica, ottimi medi, ottime timbriche. Mai affaticante anche alzando il volume, non indurisce e non appiattisce. (Parto dal presupposto che la qualità delle B&W sia notoria).
La pressione sonora che sviluppa con le 703 è sufficiente per una stanza di 5x4m anche per ascolti a buon volume.
Cosa ho ascoltato (in realtà abbiamo, insieme al mio ospite).
La scelta è stata fatta al momento seguendo i gusti musicali comuni, i brani che per entrambi avessero un significato di ascolto (perché ben conosciuti) tra i pochi CD disponibili perché il lettore Panasonic ne leggeva uno su dieci… Ma insomma, per farsi un’idea, mi è bastato.
Time Out (The Dave Brubeck Quartet): Blue Rondo à la Turk, Strange Meadow Lark, Take Five, Kathy’s Waltz. Piatti dove dovevano essere, pelli concretamente elastiche, strumenti nel posto giusto, contrabbasso presente con corda e legno, sax con timbrica corretta e tutte le sfumature dal soffiato al graffiato, pianoforte ben articolato con armoniche giuste, tempo perfetto.
Feel so good (Chuck Mangione): Feels So Good. Il flicorno ha il suo timbro speciale, sale e non stona, la chitarra è credibile, con il wha-wha appena smorto. Basso elettrico e batteria molto bene. Il tutto molto musicale, piacevole. Per il sax, vero quanto sopra.
Sinfonia n.9 (Beethoven – Karajan) Secondo movimento. Per prima cosa ammetto che qualche watt in più avrebbe giovato, ma un ascolto comunque ricco. Timbriche e dinamiche molto buone, dettagli mai uditi prima. Forse è stata la prova più dura, ma anche quella che mi ha reso più felice perché sono stato trascinato dalla musica dimenticando che stavo facendo un ascolto. Bellissimi i timpani, puliti e tonanti.
Disintegration (The Cure) Fascination Street. Il sibilo della sirena, il basso ossessivo e profondo, le chitarre che rimbalzano tra i mille delay insieme alla voce nella ricostruzione stratificata di una foresta di suoni. Se non ascoltato in buona qualità sembra così così, altrimenti racchiude i Cure. C’è tutto, appena un po’ confuso rispetto ad un ascolto fatto in cuffia (stesso ampli, cuffia AKG), ma molto più coinvolgente.
Pornography (The Cure) One Hundred Years. Se ascoltato come si deve, il primo brano sorprende per la decisione della chitarra sopra l’incalzare di batteria e basso e introduce nel ritmo industriale degli anni 80. È stato così.
Abba Gold: Greatest Hits (Abba) Take a chance on me, SOS, Gimme, gimme, gimme! In un altro contesto avrei ballato, ma mi sono limitato ad apprezzare la duttile vena compositiva degli Abba e le voci. Il Sansui ha brillato.
Yield (Pearl Jam) Given to Fly. Non sono un amante dei Pearl Jam, ma l’ascolto ha riportato la viva energia del brano.
London Calling (The Clash) London calling. Forse l’unico album punk che riesco ad ascoltare dall’inizio alla fine, mi ha sorpreso proprio nell’arcinoto attacco basso batteria. Me l’aspettavo e non mi avrebbe dovuto sorprendere: invece il dettaglio ritrovato delle pelli percosse che appaiono nella stanza m’ha proprio fatto sorridere. La voce (involontariamente?) low-fi di Strummer superlativa! Chitarre sguiate in stereofonia che si rincorrono. Ok, è così che deve essere.
The final cut (Pink Floyd) Il lato A del vinile per intenderci: The Post War Dream, Your Possible Pasts, One of the Few, The Hero's Return, The Gunner's Dream. La vera scoperta. Sono poco affezionato a questo album (forse guidato dal pregiudizio che sia più di Waters che dei Pink Floyd, forse per la tematica ormai ritrita). Piace molto al mio ospite, così mi sono messo in ascolto, più per testare l’ampli che per sentire la musica. Invece ho scoperto l’album per la prima volta proprio grazie alla grande qualità dei suoni che mi hanno guidato fino alla traccia 5. Ascoltato così è davvero bello. Ne è restituita l’intimità, la dinamica che, a tratti, apre alla storia universale mentre Waters canta delle sue storie. Prima, appiattito dalla poca spazialità e dalla scarsa dinamica ottenuta in altri ambienti d’ascolto, non me ne ero reso conto.
Posso definire questo ascolto un test? Dal punto di vista tecnico, no. Troppi compromessi, zero ascolti programmati, zero misure. Però proprio l’estemporaneità si è abbinata perfettamente all’energica freschezza che l’accoppiata ha saputo esprimere.
Se devo proprio spaccare il pelo nell’uovo, al Sansui manca la luccicanza sugli alti, per il resto evviva Sansui! Certo tornare tra le Sirocco è un po’ penalizzante, ma…
Conclusioni. Le casse e gli ambienti d’ascolto sono la base su cui costruire l’impianto, se mancano, l’ampli è sacrificato.
Buona musica a tutti.
arthur dent- Membro di riguardo
- Data d'iscrizione : 01.12.14
Numero di messaggi : 843
Provincia : Ancona
Impianto : sorgenti
amplificatore
casse
maddave- Membro di riguardo
- Data d'iscrizione : 05.12.11
Numero di messaggi : 553
Località : marche
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