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TUNNG Good Arrows

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Messaggio Da Artinside Mer 14 Mar 2012 - 14:03

http://www.ondarock.it/recensioni/2007_tunng.htm


TUNNG
Good Arrows
(Full Time Hobby) 2007
alt-folk
di Raffaello Russo

La fervida creatività dei Tunng ha prodotto il loro terzo album nel lasso di appena trenta mesi: una frequenza di pubblicazioni notevole, senza dubbio non legata a finalità commerciali, quanto invece semplice testimonianza di un’impellenza espressiva e della parallela evoluzione nel suono di una band che, nonostante i molteplici consensi ricevuti, non si accontenta di riprodurre all’infinito la propria giocosa, personalissima e imprevedibile declinazione del paradigma folk-tronico.

Anzi, va da subito sottolineato come in “Good Arrows” l’elettronica costituisca solo uno degli stravaganti divertissement che la band inglese inserisce sul consueto substrato di folk incantato e assolutamente fuori dal tempo, e sia quindi quasi sempre funzionale a conferire movimento e a "sporcare" leggermente le ottime melodie. Ed è proprio sugli aspetti melodici che i Tunng pongono l’accento negli undici brani compresi in questo lavoro, nel quale convivono, in maniera equilibrata e senza apparenti iati, arabeschi folk ed esili battiti elettronici, scarni arpeggi acustici e repentine esplosioni elettriche, oscuri field recordings e vivaci atmosfere sixties.

Sono, infatti, melodie solari e dal gusto piacevolmente retrò, ma al tempo stesso attualissime, a segnare l’incipit di “Good Arrows”, prima nello sghembo folk di “Take” e poi nell’intrigante summer song “Bricks”, entrambe appena puntellate da battiti e disturbi elettronici, che poco incidono sulle loro atmosfere lievi e incantate. Lungo il corso dell’album, tuttavia, i Tunng sembrano divertirsi a presentare continue variazioni su temi acustici, elettrici ed elettronici, coniugando i bassi groovy del cantato con passaggi strumentali più leggiadri (“Spoon”, “Secrets”), oppure creando loop di melodie, originate dall’intreccio delle voci (“King”) e dall’iterazione di uno scarno accordo acustico (“Arms”), che con incredibile naturalezza riconducono a unità armonica una pluralità di elementi eccentrici e tra loro disomogenei.
Ed è questa disarmante capacità a costituire l’autentica “marcia in più” della band che, pur non rinunciando del tutto alle proprie bizzarrie sonore (non solo elettronica: persino un martello pneumatico e la sirena di un’ambulanza!), riesce adesso a confezionare tanti brani accattivanti e persino un potenziale hit estivo quale “Bullets” che, tra note di pianoforte, organetti, melodie cristalline e up tempo e un ritornello decisamente catchy, sarebbe in grado di far smuovere anche i più renitenti avversatori della dimensione fisica della musica.

Non si interpreti, però, questa pronunciata attitudine pop alla stregua di una sorta di “normalizzazione” nel suono della band, e così nemmeno l’afflato di folk corale, essenziale e quasi interamente acustico, di “Hands” e “String” (quest’ultima, con la voce di Becky Jacobs in primo piano, potrebbe essere quasi scambiata per un pezzo dei primi Espers), poiché i Tunng dimostrano qui come l’effetto straniante della loro musica, nei lavori precedenti, non fosse dovuto soltanto alla più ingente presenza di inserti elettronici ma continui a risiedere nella perdurante freschezza di un approccio vagamente freak, autentico e, proprio per questo, per nulla ridondante.

E il fatto che all’immutata spontaneità espressiva si aggiunga, in “Good Arrows”, una maggiore attenzione alle melodie e alla ricerca di una scrittura semplice ed efficace non va certo a detrimento dell’originalità del risultato finale, da valutarsi anzi in maniera del tutto positiva e tale da confermare i Tunng quali interpreti più capaci e attuali del singolare ibrido tra tradizione e modernità, tra folk, pop, elettronica e stravaganze varie.

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